Prenota Prenota
Prenota

Scegli la prenotazione

Arrivo

Dichiarazione di consenso

Letta l’informativa:

INFORMATIVA ART. 13 Regolamento UE 2016/679 ("GDPR"): I dati personali raccolti all’interno della presente pagina web saranno trattati in formato cartaceo ed elettronico per le seguenti finalità:
a) Per dare esecuzione alla sua richiesta d’informazioni relativamente ai ns prodotti o per ricevere informazioni sui nostri rivenditori;
b) per l’invio di comunicazioni informative e commerciali, anche di natura promozionale (ivi compresa la nostra newsletter), di materiale pubblicitario e/o di offerte di beni e di servizi, con qualsiasi mezzo (conosciuto o non), ivi compreso, a titolo esemplificativo e non esaustivo, posta, Internet, telefono, E-mail, MMS, SMS. ecc
La natura del conferimento dei suoi dati per la finalità di cui al punto a) è necessaria per poter soddisfare la sua richiesta di informazioni, dove un suo eventuale rifiuto potrebbe pregiudicare tale possibilità; mentre per le finalità di cui al punto b) il conferimento dei vs dati è facoltativo, dove un diniego non avrà alcuna conseguenza in relazione alla finalità di cui al punto a). Tali dati saranno trattati da personale interno, comunicati esclusivamente a soggetti autorizzati, e non saranno oggetto di diffusione. Relativamente ai dati conferiti, potrete esercitare i diritti previsti dall’articolo 7, inviando apposita istanza scritta al Titolare del Trattamento: Banfi S.r.l. - Località Castello di Poggio alle Mura snc - 53024 Montalcino (SI) Italia - alla c/a della Direzione.

Dichiarazione di consenso

Letta l’informativa:

INFORMATIVA ART. 13 Regolamento UE 2016/679 ("GDPR"): I dati personali raccolti all’interno della presente pagina web saranno trattati in formato cartaceo ed elettronico per le seguenti finalità:
a) Per dare esecuzione alla sua richiesta d’informazioni relativamente ai ns prodotti o per ricevere informazioni sui nostri rivenditori;
b) per l’invio di comunicazioni informative e commerciali, anche di natura promozionale (ivi compresa la nostra newsletter), di materiale pubblicitario e/o di offerte di beni e di servizi, con qualsiasi mezzo (conosciuto o non), ivi compreso, a titolo esemplificativo e non esaustivo, posta, Internet, telefono, E-mail, MMS, SMS. ecc
La natura del conferimento dei suoi dati per la finalità di cui al punto a) è necessaria per poter soddisfare la sua richiesta di informazioni, dove un suo eventuale rifiuto potrebbe pregiudicare tale possibilità; mentre per le finalità di cui al punto b) il conferimento dei vs dati è facoltativo, dove un diniego non avrà alcuna conseguenza in relazione alla finalità di cui al punto a). Tali dati saranno trattati da personale interno, comunicati esclusivamente a soggetti autorizzati, e non saranno oggetto di diffusione. Relativamente ai dati conferiti, potrete esercitare i diritti previsti dall’articolo 7, inviando apposita istanza scritta al Titolare del Trattamento: Banfi S.r.l. - Località Castello di Poggio alle Mura snc - 53024 Montalcino (SI) Italia - alla c/a della Direzione.

Dichiarazione di consenso

Letta l’informativa:

INFORMATIVA ART. 13 Regolamento UE 2016/679 ("GDPR"): I dati personali raccolti all’interno della presente pagina web saranno trattati in formato cartaceo ed elettronico per le seguenti finalità:
a) Per dare esecuzione alla sua richiesta d’informazioni relativamente ai ns prodotti o per ricevere informazioni sui nostri rivenditori;
b) per l’invio di comunicazioni informative e commerciali, anche di natura promozionale (ivi compresa la nostra newsletter), di materiale pubblicitario e/o di offerte di beni e di servizi, con qualsiasi mezzo (conosciuto o non), ivi compreso, a titolo esemplificativo e non esaustivo, posta, Internet, telefono, E-mail, MMS, SMS. ecc
La natura del conferimento dei suoi dati per la finalità di cui al punto a) è necessaria per poter soddisfare la sua richiesta di informazioni, dove un suo eventuale rifiuto potrebbe pregiudicare tale possibilità; mentre per le finalità di cui al punto b) il conferimento dei vs dati è facoltativo, dove un diniego non avrà alcuna conseguenza in relazione alla finalità di cui al punto a). Tali dati saranno trattati da personale interno, comunicati esclusivamente a soggetti autorizzati, e non saranno oggetto di diffusione. Relativamente ai dati conferiti, potrete esercitare i diritti previsti dall’articolo 7, inviando apposita istanza scritta al Titolare del Trattamento: Banfi S.r.l. - Località Castello di Poggio alle Mura snc - 53024 Montalcino (SI) Italia - alla c/a della Direzione.

Dichiarazione di consenso

Letta l’informativa:

INFORMATIVA ART. 13 Regolamento UE 2016/679 ("GDPR"): I dati personali raccolti all’interno della presente pagina web saranno trattati in formato cartaceo ed elettronico per le seguenti finalità:
a) Per dare esecuzione alla sua richiesta d’informazioni relativamente ai ns prodotti o per ricevere informazioni sui nostri rivenditori;
b) per l’invio di comunicazioni informative e commerciali, anche di natura promozionale (ivi compresa la nostra newsletter), di materiale pubblicitario e/o di offerte di beni e di servizi, con qualsiasi mezzo (conosciuto o non), ivi compreso, a titolo esemplificativo e non esaustivo, posta, Internet, telefono, E-mail, MMS, SMS. ecc
La natura del conferimento dei suoi dati per la finalità di cui al punto a) è necessaria per poter soddisfare la sua richiesta di informazioni, dove un suo eventuale rifiuto potrebbe pregiudicare tale possibilità; mentre per le finalità di cui al punto b) il conferimento dei vs dati è facoltativo, dove un diniego non avrà alcuna conseguenza in relazione alla finalità di cui al punto a). Tali dati saranno trattati da personale interno, comunicati esclusivamente a soggetti autorizzati, e non saranno oggetto di diffusione. Relativamente ai dati conferiti, potrete esercitare i diritti previsti dall’articolo 7, inviando apposita istanza scritta al Titolare del Trattamento: Banfi S.r.l. - Località Castello di Poggio alle Mura snc - 53024 Montalcino (SI) Italia - alla c/a della Direzione.

Tu sei qui
Castello Banfi il Borgo

News

  • 03 Gennaio 2023

    6 borghi in Toscana dove vivere | Castello Banfi Wine Resort

    Sogni una vita più lenta, a contatto con la natura e con i prodotti coltivati sul territorio? Lasciati guidare nei piccoli borghi toscani da sogno.

    6 piccoli borghi in Toscana dove vorresti vivere

    La Toscana, terra ricca di storia, arte e cultura in ogni sua forma, oltre a essere una meta ambita dai turisti di tutto il mondo è anche una regione dove si può valutare di trasferirsi stabilmente per cambiare stile di vita.

    Il richiamo principale è quello dei piccoli borghi in Toscana, dove vivere una vita a più stretto contatto con la natura che da un punto di vista professionale può offrire diversi sbocchi di carriera, ad esempio nel settore turistico, agricolo ed enogastronomico.

    Per chi si chiede dove andare ad abitare in Toscana per cambiare stile di vita, ecco 5 piccoli borghi in Toscana dove vivere.

    Brento Sanico

    Brento Sanico è un piccolissimo borgo toscano situato nel cuore delle montagne dell’alto Mugello, in una conca seminascosta alla vista; rappresenta un’occasione unica per trasferirsi in Toscana lasciandosi alle spalle la frenetica vita di città per dedicarsi ad esempio all’agricoltura e all’allevamento.

    Questo borgo, infatti, abbandonato negli anni Sessanta, è al centro di un importante progetto di riqualificazione e ripopolamento: le case verranno ristrutturate utilizzando la bellissima pietra serena locale e cedute in comodato d’uso gratuito.

    Sovana

    Sovana, una frazione del comune di Sorano in provincia di Grosseto, è uno dei più incantevoli piccoli borghi in Toscana dove vivere se si ama l’arte e la cultura. Il luogo era abitato già in epoca etrusca e divenne presto un importante borgo medievale.

    Testimonianze di questo antico passato sono visibili ad ogni passo all’interno della cittadina, tra i numerosi edifici religiosi e militari, come la Rocca aldobrandesca o nella vicina area archeologica.

    Il paese conta qualche centinaio di abitanti ed è ben collegato con gli altri centri della maremma.

    Bagno Vignoni

    Anche Bagno Vignoni vanta origini antichissime: già i romani lo prediligevano, tra tutti i centri della Val d’Orcia, per la presenza di sorgenti termali di origine vulcanica, e persino Lorenzo de’ Medici ne fu ospite.

    San Gimignano

    Di certo più grande e più famoso dei precedenti è il borgo di San Gimignano, conosciuto come “la città delle torri” e dichiarato patrimonio dell’UNESCO. Trasferirsi in Toscana e optare per vivere a San Gimignano offre la possibilità di godere di tutti i vantaggi di un piccolo borgo senza rinunciare a servizi e infrastrutture di diverso tipo. Inoltre, questo borgo toscano offre alcune possibilità lavorative nel settore del turismo e della produzione del vino.

    Montepulciano

    Ugualmente famoso per il vino, ma anche per le sue acque termali e per il suo aspetto tipicamente medievale, è Montepulciano, uno dei luoghi più incantevoli dove vivere in Toscana. Il borgo, che ospita quasi 15.000 abitanti, si trova al confine con l’Umbria ed è ricco di zone verdi, ideali per le famiglie amanti del trekking e delle escursioni.

    Poggio alle Mura

    Tra i luoghi medievali più caratteristici della Toscana vi segnaliamo anche la località di Poggio alle Mura, situata nel comune di Montalcino e poco distante dal confine con la provincia di Grosseto.

    Qui si trova il Castello Banfi di Poggio alle Mura, uno dei migliori wine resort nei pressi di Montalcino. Sebbene non sia possibile vivere a Poggio alle Mura, stabilirsi nei pressi di questa località, ad esempio a Montalcino, offre la possibilità di iniziare una vita a contatto con la natura e dove le possibilità di lavorare nel settore enologico sono numerose.

    Gli amanti del vino avranno inoltre l’occasione di frequentare l’Enoteca Banfi, un’incantevole bottega toscana d’altri tempi dove acquistare le più rinomate etichette Banfi e i prodotti tipici locali. Inoltre, all’interno del Castello Banfi è collocato il Ristorante La Sala dei Grappoli e il ristorante La Taverna, luoghi perfetti per chi ama il gusto della tradizione.

    Leggi
  • 02 Gennaio 2023

    Matrimonio in Toscana: dove farlo? | Castello Banfi Wine Resort

    Dove e come organizzare un matrimonio in Toscana? Ecco un esempio di location perfetta per rendere indimenticabile questo giorno.

    Matrimonio in Toscana: la location perfetta

    Celebrare il proprio matrimonio in Toscana è il sogno nel cassetto di molte coppie. Il fascino dei paesaggi toscani, con le sue tipiche colline, i vitigni, i castelli arroccati e i borghi d’altri tempi, unito all’ospitalità tipica degli abitanti di questa regione e alla qualità dei prodotti enogastronomici, rende la Toscana la location ideale.

    Tra i luoghi per un matrimonio in Toscana che meglio racchiudono queste caratteristiche c’è Castello Banfi, nelle vicinanze di Montalcino, terra del Rosso e del Brunello, una location per matrimoni in Toscana elegante e raffinata in una cornice unica e ricca di storia.

    Matrimonio presso Castello Banfi Wine Resort: ospitalità e alta cucina

    Per chi si chiede dove fare un matrimonio in Toscana che sia davvero indimenticabile, Castello Banfi Wine Resort è la scelta ideale: il castello sarà infatti ad uso esclusivo degli sposi e dei loro ospiti, che potranno passeggiare tra le mura medievali, ammirare i vigneti, la tranquilla campagna toscana e gustare l’alta cucina, genuina e a km zero, dei nostri chef che sapientemente intrecciando sapori della tradizione alle nuove tendenze culinarie.

    Le location per un matrimonio in Toscana di Castello Banfi Wine Resort

    Grazie alla versatilità degli spazi interni ed esterni del Castello e alla cura per i dettagli, è possibile personalizzare la cerimonia, l’aperitivo di benvenuto, il pranzo o la cena, scegliendo la formula più adatta ad ogni esigenza e sfruttando le diverse location all’interno o all’esterno del resort.

    Spazi esterni che si affacciano sulla campagna Toscana

    La posizione strategica della struttura rende il castello il luogo ideale per un matrimonio: la Terrazza, ad esempio, situata a ridosso delle mura, offre una vista mozzafiato sulle colline toscane, come in una cartolina dove i vigneti baciati dal sole si trasformano nello sfondo perfetto per un matrimonio in vigna in Toscana.

    Gli spazi all’aperto sono numerosi: cortili, terrazze e giardini possono essere adibiti a ospitare il buffet, l’aperitivo di benvenuto o il tradizionale taglio della torta. Uno dei luoghi più romantici di tutto il castello è ad esempio il Roseto, dove l’incanto della natura e delle mani esperte di flower designer e giardinieri si incontrano per dare vita a un luogo da favola, uno sfondo incredibilmente romantico e suggestivo per le foto ricordo o per pronunciare il celebre “sì” circondati dalle bellezze e dall’eleganza delle rose, il fiore simbolo dell’amore.

    Spazi interni ricchi di fascino nelle mura del castello

    Ma il fascino del castello è racchiuso anche tra le sue mura antiche. Grazie alla cura dei dettagli e all’eleganza degli arredi, ospiti e sposi potranno godere di tutti i comfort durante la cerimonia e il ricevimento in una location per matrimoni in Toscana unica e inusuale.

    Un evento su misura

    Castello Banfi Wine Resort, con i suoi spazi interni ed esterni romantici e allo stesso tempo versatili negli allestimenti, offre diverse cornici dove poter organizzare i molteplici momenti della vostra cerimonia. Ogni dettaglio può essere curato e personalizzato in base alle esigenze degli sposi, per offrire loro il matrimonio che hanno sempre sognato.

    Alla magia della struttura contribuisce, oltre all’unicità della location e alla proposta gastronomica, l’eccellenza dello staff, che vi assisterà per rendere indimenticabile e unico il vostro giorno speciale.

    Camere e suites per gli ospiti

    Infine, gli sposi che scelgono di celebrare il loro matrimonio in Toscana tra le mura del Castello Banfi Wine Resort potranno avere a disposizione, oltre agli spazi privati del castello, anche le camere e suites che fanno parte del resort, con la possibilità di dormire in un autentico castello medievale, immersi nella natura con tutti gli agi e i comfort di una struttura di lusso.

    Leggi
  • 01 Gennaio 2023

    Cosa serve per aprire un'enoteca? | Castello Banfi Wine Resort

    Dal vino, agli abbinamenti, all'atmosfera: ecco come Castello Banfi Wine Resort ha aperto la sua enoteca e qualche suggerimento per aprire la vostra.

    Come aprire un'enoteca di successo?

    Negli ultimi anni, il fenomeno delle enoteche, dei wine bar e delle visite alle cantine in Italia è sempre più in voga. Sono in molti, dunque, a chiedersi cosa ci vuole per aprire un’enoteca e come avviarne una di successo. In questa breve guida su come aprire un’enoteca risponderemo a tutte le domande più frequenti sull’argomento.

    Differenza tra enoteca e wine bar

    Occorre innanzitutto fare una distinzione tra enoteca e wine bar, spesso utilizzati impropriamente come sinonimi:

    • l’enoteca è il luogo in cui vengono venduti i vini (di produzione propria o importati) insieme ad altre bevande alcoliche e prodotti tipici della cucina locale. Rispetto a un normale negozio di vini, l’enoteca offre una scelta più selezionata di etichette e la possibilità di effettuare visite guidate alle cantine, accompagnate anche da degustazioni dei vini;
    • il wine bar è invece un vero e proprio luogo di ristorazione, con tanto di menù, posti a sedere e diverse pietanze che accompagnano e valorizzano il vino.

    Cosa ci vuole per aprire un’enoteca?

    Come per ogni attività, è fondamentale elaborare un business plan. Quest’ultimo dovrà prevedere diversi tipi di analisi, ad esempio:

    • quella sui costi, necessari per l’apertura dell’attività;
    • un’analisi del target, ossia delle tipologie di utenti che si vogliono raggiungere con la propria attività;
    • sulla progettazione della location;
    • sugli obiettivi a medio e lungo termine dell’attività.

    Cosa fare per avere la licenza per vendere vino?

    Nel caso in cui si desideri aprire un wine bar o un’enoteca è utile, ad esempio, aver conseguito un diploma presso un istituto alberghiero, avere maturato un’esperienza nella ristorazione di almeno due anni prima di aprire la vostra attività e aver frequentato dei corsi per sommelier.

    Le regioni bandiscono inoltre con una certa regolarità i corsi SAB (Somministrazione di Alimenti e Bevande), ossia percorsi formativi con scopo abilitativo all'esercizio delle attività di commercio alimentare e per la vendita di generi alimentari e bevande. Inoltre, è obbligatorio disporre del certificato HACCP relativo alle norme igieniche e di sicurezza necessarie a servire cibi e bevande al pubblico.

    È inoltre necessario essere in possesso della licenza per la vendita di alcolici. Ma cosa fare per avere la licenza per vendere vino? Sarà sufficiente presentare l’apposita domanda all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, anche tramite raccomandata. Infine, tra la documentazione utile per aprire un’enoteca o un wine bar bisogna disporre di:

    • Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) per attività commerciali;
    • Partita IVA;
    • codice ATECO corrispondente.

    Quanto costa aprire un’enoteca?

    Documentazione, permessi e licenze costituiscono le voci iniziali da inserire nel piano di spesa per l’apertura di un’enoteca, alle quali va poi aggiunto il costo dell’affitto o dell’acquisto del locale, dell’arredamento, dell’approvvigionamento del vino e quello per l’assunzione del personale.

    Mediamente, il costo iniziale di apertura di un’enoteca si aggira intorno ai 30.000 euro, vini esclusi.

    L’Enoteca Banfi: un caso di successo

    Per capire cosa serve per aprire un’enoteca, il consiglio è quello di prendere l’esempio dalle attività di successo presenti sul nostro territorio, come ad esempio l’Enoteca Banfi, situata nel cuore della terra del Brunello, presso Castello Banfi Wine Resort, a soli 20 km da Montalcino.

    La prima cosa che colpisce i visitatori entrando in questa enoteca è la sua atmosfera: l’arredamento è stato realizzato con materiali di pregio e mobilio antico in modo da ricreare una bottega toscana d’altri tempi. Entrare nell’Enoteca Banfi non è solo un’esperienza di acquisto ma anche di immersione alla scoperta dei luoghi e delle tradizioni legate al mondo del vino.

    Si tratta inoltre di un’enoteca che si caratterizza per la varietà dei prodotti in vendita: spumanti, grappe, olio extravergine e molte altre eccellenze della gastronomia locale oltre, ovviamente, a l'accurata selezione dei vini Banfi, rinomati e apprezzati in tutto il mondo per qualità e gusto.

    Infine, l’Enoteca Banfi organizza per i suoi ospiti esperienze di degustazione con prodotti tipici locali (es. formaggi, salumi, ecc.) in abbinamento ai vini proposti, oltre alle affascinanti visite alle cantine Banfi. Si tratta di veri e propri tour che comprendono una passeggiata tra i vigneti, dove è possibile ammirare le molteplici varietà di uve coltivate nelle tenute Banfi, e presso la cantina, un ambiente elegante, rustico e al contempo moderno.

    La cura del cliente e l’eccellenza dei prodotti in vendita restano infine un altro tassello fondamentale da tenere a mente per aprire un’enoteca di successo.

    Leggi
  • 01 Gennaio 2023

    Riciclare le scatole di legno del vino | Castello Banfi Wine Resort

    Possono diventare mensole, vani portaoggetti o accessori per i nostri animali domestici: ecco 5 idee per riciclare le cassette di legno del vino.

     5 idee di riciclo per le cassette del vino

    Le cassette di legno del vino, in particolare quelle delle bottiglie più pregiate, contribuiscono al valore del prodotto stesso. Possono infatti essere realizzate artigianalmente e con legni di qualità.

    Le più belle vengono spesso conservate insieme alle bottiglie o esposte in cantina oppure in soggiorno come veri e propri elementi di design. In alternativa, è possibile riciclarle per ottenere oggetti del tutto nuovi. A questo proposito, le idee su come riciclare le cassette di legno del vino sono davvero molte.

    Trattandosi inoltre di oggetti dalla forma rettangolare molto versatile e dal materiale durevole e resistente, è possibile il riutilizzo delle cassette di vino in diversi ambienti della casa. Ecco quindi 5 idee su come riciclare le scatole di legno del vino.

    Porta spezie o porta tè

    Se ti stai chiedendo come riciclare le scatole di legno del vino, la soluzione più semplice è quella di darle nuova vita senza apportare sostanziali modifiche e cambiando solo il loro contenuto, utilizzandole ad esempio come porta spezie o porta bustine di tè. Potete scegliere di lasciare le scatole prive di decorazioni oppure abbellirle con la tecnica del découpage per un effetto vintage di grande fascino.

    Come contenitore per le bustine di tè sono particolarmente indicate le cassette di vino per bottiglie singole. Per il riciclo di una cassetta di vino da bottiglia singola, infatti, le misure della confezione in legno sembrano fatte apposta per contenere le bustine di tè più vendute in commercio.

    Per quanto riguarda invece il contenitore per le spezie, potete usare la scatola così com’è oppure appenderla alla parete, avendo cura di fissarla bene per poi sistemare tutti i vasetti così da poterli facilmente raggiungere quando state cucinando. L’aggiunta di qualche piantina aromatica tra un barattolino di spezie e l’altro, insieme all’aspetto rustico ma di classe delle scatole in legno, rendono questa idea di riutilizzo delle cassette di vino davvero elegante e semplice da realizzare.

    Libreria

    Un’altra idea molto facile da realizzare per riciclare le scatole di legno del vino è quella di utilizzarle come mensole appese alla parete o di creare delle vere e proprie librerie, utilizzando le cassette di vino come ripiani. Grazie alla versatilità di queste scatole è possibile creare un numero infinito di composizioni, alternando ad esempio spazi vuoti e pieni a partire da geometrie accattivanti o seguendo un design più classico, collocando le scatole una sull’altra. Una libreria di questo tipo si abbina in modo particolare agli ambienti rustici o shabby chic.

    Lampada

    Questa idea per il riutilizzo delle cassette di vino richiede invece una buona manualità ma il risultato è un elemento d’arredo unico nel suo genere, raffinato ed elegante, da poter posizionare in ogni stanza della casa per creare un’atmosfera di relax: ecco come trasformare la cassetta di vino in una lampada decorativa.

    Uno dei metodi più semplici prevede di utilizzare la scatola priva di coperchio per trasformarla in una light box, incollando a un paio di centimetri dal bordo, all’interno del contenitore, una striscia di luci a led di piccole dimensioni. Successivamente, è necessario inserire al posto del coperchio una lastra di plexiglass, lucido o opaco a seconda dei vostri gusti, che si può decorare con scritte o immagini stilizzate.

    Un secondo metodo prevede invece di intagliare i contorni di una figura (magari proprio una bottiglia di vino o un calice) con appositi strumenti per poi inserire, all’interno della scatola, una lampada, avendo cura di praticare un foro sul retro per la fuoriuscita del cavo.

    Porta calici

    Un’idea elegante e da veri intenditori per il riciclo delle cassette di vino è quella di trasformarle in decorazioni per la cantina, e in particolare in ripiani per conservare i calici.

    I bicchieri da vino vanno conservati preferibilmente a testa in giù, per impedire che si possa accumulare la polvere all’interno della coppa. Per evitare piccole sbeccature sul bordo della coppa, sarebbe inoltre opportuno che fossero sollevati dal ripiano. È infatti possibile montare al suo interno, su uno dei lati lunghi, un apposito supporto per calici: nella maggior parte dei casi, questi particolari binari sono indicati per essere montati su elementi in legno, come mensole o scatole del vino riciclate.

    Una soluzione con calici sospesi che riutilizza le scatole di legno del vino è non solo elegante e raffinata ma anche pratica e funzionale per una perfetta conservazione dei bicchieri.

    Cuccia per animali domestici

    Un’idea originale per riciclare le scatole di legno del vino è infine quella di trasformarle in confortevoli cucce per gli animali domestici, come gatti o cani di piccola taglia. Le cassette per vini più grandi, quelle che in genere ospitano due o tre bottiglie, sono le più indicate per questo tipo di riciclo.

    È possibile rivestire il fondo con un cuscino imbottito, così da rendere l’accessorio ancora più confortevole per i nostri amici a quattro zampe. Si può anche realizzare una cuccetta a più livelli, montando ai quattro angoli superiori della scatola dei blocchetti di legno che fungano da rialzo e da sostegno per installare una seconda scatola/cuccia.

    Leggi
  • 06 Dicembre 2022

    Condimento balsamico etrusco | Castello Banfi Wine Resort

    Condimento balsamico etrusco: storia, produzione, caratteristiche e curiosità sull'aceto balsamico di produzione Banfi.

    Condimento balsamico etrusco: caratteristiche e produzione

    Il soggiorno presso Castello Banfi Wine Resort, nel romantico borgo di Poggio alle Mura, regala esperienze indimenticabili, alla scoperta delle bellezze e della storia del territorio toscano, ricco di inestimabili tesori artistici, di suggestivi scorci paesaggistici e di sapori inconfondibili. Tra questi, spicca per la sua unicità il Condimento Balsamico Etrusco, un pregiato nettare simile all’aceto balsamico che accompagna i piatti più prelibati della tradizione italiana.

    Nella nostra Balsameria, situata all’interno del castello di Poggio alle Mura, ci dedichiamo con perizia e passione alla produzione del Condimento Balsamico Etrusco, utilizzando le uve di eccezionale pregio coltivate sul territorio e seguendo i metodi tradizionali degli antichi Etruschi.

    Come nasce il Condimento Balsamico Etrusco

    La tecnica di produzione del Condimento Balsamico Etrusco è lunga e complessa, con un invecchiamento che si protrae per circa 12 anni. Il risultato è un aceto balsamico dal profumo complesso e speziato e dal gusto inimitabile, frutto di un perfetto equilibrio agrodolce.

    Le tradizionali uve montalcinesi a bacca bianca (Moscadello e Trebbiano) vengono raccolte tardivamente e poi pigiate per ottenere il mosto. Una volta filtrato, il mosto viene poi cotto. Si ottiene così un mostro denso e scuro, con una maggiore percentuale di zucchero. Una volta raffreddato, il mosto cotto viene poi collocato in botti di legno per un periodo variabile dai 4 agli 8 mesi. Durante questo arco temporale avviene il processo di balsamizzazione.

    Il processo tradizionale di produzione dell’aceto balsamico, seguito in parte anche per la produzione del Condimento Balsamico Etrusco Banfi, prevede la preparazione di una “batteria”, ossia di una serie di piccole botti di legni differenti e di dimensioni decrescenti (da 60 a 25 litri).

    Il materiale utilizzato per le botticelle è vario ed è il principale responsabile del variegato bouquet aromatico del Condimento Balsamico Etrusco: rovere, castagno, ciliegio, frassino e gelso rilasciano i loro aromi e contribuiscono a impreziosire la complessità olfattiva di questo particolare condimento-aceto balsamico.

    Il travaso dalle botti più grandi a quelle più piccole interessa soltanto tre litri di condimento ed è un processo graduale, con tempi di permanenza differenti. L’intera procedura d’invecchiamento dura circa 12 anni, per un aceto balsamico semplicemente unico.

    Caratteristiche del Condimento Balsamico Etrusco

    Il Condimento Balsamico Etrusco si caratterizza per un colore bruno scuro, carico e lucente e per una ricca viscosità. Al naso, si presenta speziato e inebriante, con una gradevole e armonica acidità. Il suo profumo è unico e complesso, frutto, come detto in precedenza, dell’affinamento in botti di legno pregiato di diverso materiale ma anche della qualità delle uve tardive tipiche del territorio montalcinese.

    Anche il sapore è inconfondibile, con un sapiente equilibrio di tendenze agrodolci e un gusto pieno e ricco.

    Cosa abbinare al Condimento Balsamico Etrusco

    Queste sue caratteristiche aromatiche lo rendono il condimento ideale per risotti di ogni tipo, in particolare per il ricercato risotto fragole e aceto balsamico o per il più tradizionale risotto alla milanese.

    Altri primi piatti da arricchire con il Condimento Balsamico Etrusco possono essere le fettuccine con salsiccia e aceto balsamico, un piatto che unisce il sapore rustico della carne di maiale a quello raffinato del condimento.

    Il Condimento Balsamico Etrusco si sposa perfettamente anche con le carni bianche e rosse alla griglia e può essere utilizzato per la preparazione di gustose scaloppine o filetti marinati. Aggiunge sapore e gusto al pesce, soprattutto se cotto al forno o al cartoccio. Infine, l’aceto balsamico prodotto da Banfi, che si caratterizza per la sua equilibrata aromaticità, viene spesso impiegato per la preparazione di dessert a base di frutta e gelatina.

    La Balsameria: ecco dove nasce il Condimento Balsamico Etrusco

    La raffinata preparazione del Condimento Balsamico Etrusco Banfi avviene all’interno della Balsameria di Castello Banfi, un luogo d’altri tempi che è possibile visitare quando si soggiorna presso Castello Banfi Wine Resort.

    Gli antichi magazzini di Castello Banfi, situati sotto l’ala nord dell’edificio, sono stati trasformati nel luogo di produzione di questo condimento grazie alle loro caratteristiche climatiche. Ricordano una vera e propria cantina in miniatura, dove è possibile ammirare le botti di diverse dimensioni e i materiali utilizzati per l’affinamento del mosto.

    Su ciascuna delle botti, collocate in file ordinate tra le colonne di mattoni rossi, spicca un panno di lino con una catena di metallo: la tradizione vuole che impedisca alla polvere e agli insetti di contaminare il prodotto.

    Visitare la nostra Baslameria, dunque, non è solo un’esperienza gastronomica ma anche un’incantevole immersione nelle tradizioni del territorio montalcinese che, nel caso della produzione del Condimento Balsamico Etrusco, risalgono fino al tempo degli Etruschi.

    Leggi
  • 01 Dicembre 2022

    Sboccatura vino: cos'è e a cosa serve | Castello Banfi Wine Resort

    Il procedimento di sboccatura permette l'eliminazione di sedimenti. Scopri come viene eseguita e in quale fase della produzione del vino.

    Che cos'è la sboccatura del vino e come si esegue

    La sboccatura del vino rappresenta una fase fondamentale per la produzione degli spumanti metodo classico e, nel caso di Banfi, le nostre bollicine vengono prodotte secondo questo procedimento nella cantina Banfi Piemonte situata a Strevi, in provincia di Alessandria.

    Oltre alla nostra cantina visitabile immersa tra i vigneti montalcinesi presso l’incantevole e suggestiva tenuta di Castello Banfi Wine Resort, l’azienda Banfi dispone infatti anche di un’altra casa vinicola altrettanto storica con annessa una superficie di 50 ettari (di cui 46 a vigneto) in Piemonte. Qui produciamo bollicine di qualità come gli spumanti metodo classico e gli Charmat.

    In quale fase della produzione si esegue la sboccatura dello spumante?

    La sboccatura del vino è un procedimento che prevede l’eliminazione dei residui di fermentazione dalle bottiglie di spumante metodo classico.

    Gli spumanti metodo classico, infatti, subiscono una seconda fermentazione in bottiglia: la cuvée di vini base, realizzata con vini pregiati del territorio (piemontese nel caso di Banfi Piemonte), viene arricchita con un liqueur de tirage, una miscela a base di zuccheri, minerali e lieviti in grado di innescare la rifermentazione del vino e la cosiddetta presa di spuma. Tale processo, però, comporta la formazione di residui e lieviti esausti, che compromettono la cristallina limpidezza che caratterizza gli spumanti italiani.

    Per questo, le bottiglie vengono capovolte e, attraverso il complesso procedimento di remuage, manuale o meccanico, i residui vengono intrappolati verso il collo della bottiglia, all’interno della bidule posta sotto il tappo a corona.

    È in questa fase che si procede alla sboccatura del vino, ossia alla rimozione del tappo a corona con i residui e all’inserimento del nuovo caratteristico tappo di sughero che contraddistingue gli spumanti metodo classico.

    Sboccatura del vino: significato e origine del nome

    La parola “sboccatura” con la quale si designa l’intero processo di eliminazione dei residui, fa riferimento all’atto vero e proprio di stappare la bottiglia. La parola francese “dégorgement”, invece, ugualmente utilizzata in Italia per indicare questo procedimento (data la profonda influenza della cultura vinicola francese nella produzione di spumanti metodo classico) può essere tradotta alla lettera con “scarico” e fa riferimento invece all’eliminazione dei residui. I due termini sono utilizzati indistintamente come sinonimi.

    Dégorgement: differenze tra procedura manuale e meccanica

    All’interno dell’articolato e complesso processo di produzione, la sboccatura dello spumante occupa un ruolo importante, poiché garantisce la presentazione di uno spumante limpido e cristallino, dal perlage luminoso e dalle bollicine di carattere. Un tempo quest’operazione veniva eseguita a mano, anche all’interno della cantina Banfi Piemonte, da esperti di remuage manuale e dégorgement à la volée, attraverso gesti sapienti e precisi, frutto di anni di esperienza in questo settore.

    Dégorgement à la volée: la procedura tradizionale

    Il dégorgement à la volée, ossia la sboccatura metodo classico a mano, consiste nello stappare a mano la bottiglia capovolta, sfruttando la pressione che si è venuta a creare al suo interno durante la rifermentazione ed eliminando così i residui all’interno del tappo e della bidule. Successivamente, si procede con il raddrizzarla velocemente così da ridurre la fuoriuscita dello spumante.

    In questa fase, è possibile sopperire alla perdita di liquido attraverso una procedura di rabbocco con liquer d’expedition o liquer de dosage, una miscela zuccherina che impreziosisce gli spumanti metodo classico e contribuisce ad arricchire l’esperienza sensoriale.

    La difficoltà del dégorgement à la volée ha reso indispensabile l’invenzione di una procedura meccanizzata che riducesse al minimo o annullasse completamente la fuoriuscita del vino. Tuttavia, per i formati pregiati o per le cuvée più particolari, ci si serve ancora di questa tecnica manuale che potremmo definire una vera e propria arte, appannaggio esclusivo di esperti maestri vinaioli, come quelli di Banfi.

    Dégorgement a la glace: la procedura moderna

    La procedura meccanizzata di sboccatura del vino o dello spumante prende il nome di dégorgement a la glace. Le bottiglie sottoposte a remuage vengono prelavate dalle pupitres (le apposite tavole di legno sulle quali vengono collocate con il collo rivolto verso il basso) e deposte in appositi macchinari che congelano il collo della bottiglia e il tappo a corona grazie a un particolare composto salino in grado di portare il liquido e i sedimenti a una temperatura tra i -25°C e i -30°C.

    I macchinari procedono così a capovolgere le bottiglie, che si ritroveranno con il collo verso l’alto: a differenza di quanto avviene nel dégorgement manuale, con il dégorgement a la glace i lieviti esausti e gli altri residui intrappolati nella bidule saranno ghiacciati, senza il rischio che cadano nella bottiglia e intorbidiscano nuovamente il vino.

    È quindi possibile procedere alla rimozione del tappo ghiacciato in tutta sicurezza (l’effettiva sboccatura dello spumante metodo classico), all’eventuale rabbocco del vino e alla collocazione del tappo di sughero con la gabbietta metallica.

    Il dégorgement a la glace è, come detto in precedenza, la procedura di sboccatura del vino più utilizzata dai produttori. Tuttavia, osservare un maestro vinaio che esegue il dégorgement manuale è un vero e proprio spettacolo, un’esperienza da non perdere se si ama il vino e la sua produzione secondo le antiche tradizioni.

    Leggi
  • 01 Dicembre 2022

    Tradizioni natalizie in Toscana | Castello Banfi Wine Resort

    Da presepi artistici a tradizioni culinarie, scopri il momento più magico dell'anno con le prelibatezze natalizie toscane e abbinale al vino giusto.

    Dicembre è uno dei periodi più suggestivi dell’anno per visitare la Toscana, complici senza dubbio l’atmosfera magica che si respira già dai primi giorni del mese nelle città d’arte come Firenze e Siena o nei borghi medievali come Poggio alle mura e Montalcino dove le tradizioni natalizie della Toscana affascinano turisti di ogni età.

    Il Natale in Toscana è infatti un’esperienza da fare almeno una volta nella vita, da vivere in coppia o in famiglia, circondati da bellezze paesaggistiche mozzafiato che, nel periodo natalizio, si colorano di nuove sfumature e suggestioni. Ma il Natale in Toscana è anche sinonimo di ospitalità, buon vino e buon cibo, grazie alla ricchezza della tradizione culinaria locale che mescola con sapiente armonia ingredienti di qualità e ricette della tradizione contadina, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.

    Le tradizioni natalizie in Toscana

    Le tradizioni natalizie toscane affondano le loro radici nei tempi antichi e vengono riproposte di generazione in generazione per tenere vivo il legame con il passato e con una terra così ricca di storie, leggende, eventi e tradizioni.

    Borghi e presepi

    Sono soprattutto i borghi a essere protagonisti delle tradizioni natalizie in Toscana: Barga, Petroio, Pescaglia e altri piccoli gioielli della valle del Serchio si trasformano durante il periodo natalizio in un vero e proprio presepe vivente a cielo aperto, dentro il quale è possibile passeggiare ammirando i capolavori dei maestri figurinai dedicati alla natività, ma anche alle tradizioni popolari. Il più affascinante è il Presepe Artistico di Petroio con oltre 100 personaggi.

    Falò e fiaccolate

    Nel piccolo borgo di Gorfigliano, nell’Alta Garfagnana, la sera della vigilia s’illumina di magia grazie allo splendore dei Natalecci, altissimi falò collocati nei punti più alti delle colline circostanti, che vengono accesi contemporaneamente al rintocco delle campane, avvolgendo il borgo in una luce magica. L’evento è una delle tradizioni natalizie della Toscana più antiche di sempre: le tecniche di costruzione del nataleccio, con rami di ginepro e castagno, sono un segreto tramandato da secoli di generazione in generazione e la competizione tra le famiglie della zona è sentita ancora oggi.

    Risale a prima dell’anno Mille invece la fiaccolata di Abbadia San Salvatore, un grazioso borgo nel cuore dell’Amiata. La leggenda vuole che gli abitanti dei borghi della Via Francigena si riunissero lì per la tradizionale messa della Vigilia e che il loro percorso verso l’abbazia fosse illuminato e rischiarato da grandi falò.

    Il 7 dicembre invece, per la vigilia dell’Immacolata, è il comune di Gallicano a scintillare alla luce della Fiaccola, che viene accesa ritualmente nella piazza addobbata a festa, tra i canti di Natale e le colorate bancarelle dei mercatini.

    Cosa si mangia a Natale in Toscana

    Le tradizioni natalizie in Toscana sono antiche anche quando si parla di tradizioni gastronomiche. La Toscana è infatti patria delle eccellenze culinarie italiane più apprezzate in tutta la penisola e nel mondo, tra cui i vini pregiati del territorio montalcinese. Non deve stupire quindi che molte ricette natalizie siano riproposte anche in altre zone d’Italia.

    Ma cosa si mangia a Natale in Toscana? Si parte, come da tradizione, con gli antipasti a base di salumi, accompagnati da un bianco della zona, e con i crostini ai fegatelli, chiamati anche crostini neri, simbolo di una tradizione culinaria rustica e umile ma ricca di gusto.

    Tra i primi piatti, ritroviamo i tortellini in brodo di cappone, rigorosamente fatti a mano con pasta fresca all’uovo, e la cosiddetta ribollita di cavolo nero, una minestra a base di fagioli, verza e cavolo, servita in ciotole di terracotta. Le tradizioni natalizie della Toscana prevedono un secondo a base di carne, altra eccellenza del territorio: arrosto di chianina, fegatelli di maiale, faraona e anatra all’arancia sono le specialità tipiche di questo periodo.

    Sulla tavola di Natale dei fiorentini doc non possono poi mancare i dolci tipici della Toscana: castagnaccio, panforte di Siena, ricciarelli, cantuccini rigorosamente intinti del vin santo come vuole la tradizione.

    Visita la nostra Enoteca durante il periodo natalizio

    La Toscana si riconferma dunque una delle regioni più ricche di cultura e fascino anche quando si parla di tradizioni natalizie, motivo per cui nel mese di dicembre è la meta privilegiata di numerosi turisti.

    Per chi sceglie di trascorrere il Natale in Toscana tra le dolci colline, il borgo di Poggio alle Mura (dove è situato Castello Banfi Wine Resort), avvolto nella suggestiva e festosa atmosfera natalizia, sembra quasi un luogo incantato, un piccolo scorcio di presepe, una romantica cartolina di auguri. Oltre che per visitare il nostro piccolo borgo, potrai scoprire le tradizioni gastronomiche della Toscana e visitare l’Enoteca di Castello Banfi Wine Resort, una vera e propria bottega toscana d’altri tempi, con il soffitto di travi a vista e il pavimento rustico. Qui potrai degustare alcuni dei migliori prodotti offerti dalla terra del Brunello: salumi, formaggi, olii e naturalmente un’ampia selezione di vini, immersi nella magica atmosfera del Natale.

    Leggi
  • 06 Novembre 2022

    Visita cantine: cosa aspettarsi? | Castello Banfi Wine Resort

    In cosa consiste una visita in cantina? Perché sceglierla durante la propria vacanza? Scopri le visite alle cantine del Castello Banfi Wine Resort.

    Cosa aspettarsi da una visita in cantina?

    La visita alle cantine non è solo un’esperienza riservata ai soli cultori del vino ma è sempre più una parte fondamentale di quel turismo enogastronomico che negli ultimi anni ha affascinato turisti italiani e stranieri.

    In passato, i tour delle cantine erano riservati agli intenditori e ai sommelier che visitavano questi luoghi per regalarsi degustazioni di vini pregiati direttamente sul territorio di produzione, cogliendo anche l’occasione per entrare in contatto diretto con i produttori e acquistare vini pregiati a chilometro zero.

    Adesso l’esperienza della visita in cantina è un fenomeno che interessa molte più persone e rappresenta un’occasione per degustare i vini con la guida di esperti sommelier e per osservare da vicino come si produce il vino e quali sono le tecniche di produzione più avanzate adottate dalle aziende vinicole come Banfi. Ma cosa aspettarsi da una visita alle cantine?

    Visita alle cantine: un’esperienza educativa e affascinante

    In molti casi, il giro delle cantine è preceduto da una visita dell’intera tenuta, in particolar modo ai vigneti, dove una guida illustrerà le eccellenze ampelografiche della regione, mostrerà ai meno esperti le principali differenze tra vitigni a bacca bianca e a bacca nera e spiegherà, ad esempio, che cosa si intenda per vendemmia tardiva.

    Questo tipo di esperienza, suggestiva e interessante dal punto di vista paesaggistico, è affascinante anche per chi non si ritiene un esperto ma è ugualmente interessato a scoprirne caratteristiche e curiosità.

    Successivamente si arriva alla visita delle cantine vera e propria. Si tratta molto spesso di luoghi suggestivi dal punto di vista architettonico (uno spettacolo di legno e pietra), con file di botti di diversa grandezza allineate le une sulle altre e/o bottiglie di spumante adagiate sulle caratteristiche pupitres di legno per l’affinamento.

    Una visita in cantina è l’occasione ideale per scoprire tutte le fasi di vinificazione o spumantizzazione e per arricchire le proprie conoscenze sulle tecniche di produzione. La guida vi mostrerà le diverse strumentazioni, illustrandovi la storia, le caratteristiche e le curiosità di ciascuna di esse. Potreste inoltre avere la possibilità di osservare come avviene la pigiatura nelle grandi vasche, come si esegue un imbottigliamento a regola d’arte o come i maestri vinificatori eseguono l’antica tecnica del remuage manuale.

    Tour cantine: un’esperienza di gusto

    Una visita alla cantina non può che concludersi con una degustazione dei vini locali della cantina stessa, spesso accompagnata dall’assaggio di altri prodotti tipici della zona (salumi, formaggi, ecc.).

    Sarà compito dei sommelier illustrarvi le diverse caratteristiche dei vini, frutto di un’attenta selezione delle bacche e di un processo di vinificazione articolato e complesso nel quale tradizione, sperimentazione e tecnologie all’avanguardia giocano un ruolo fondamentale. Questo renderà il tour delle cantine un’esperienza educativa e di gusto completa.

    Visita alle nostre Cantine

    Banfi, che da sempre fa dell’eccellenza e dell’ospitalità la sua filosofia, è una delle aziende vinicole che durante buona parte dell’anno apre le porte della sua tenuta per una visita alle cantine, alla scoperta di luoghi concepiti per preservare e valorizzare la straordinaria selezione clonale delle uve prodotte nella tenuta Banfi.

    Oltre alla cantina tradizionale, durante il tour delle nostre cantine è possibile ammirare anche la nuova area di micro-vinificazione, un vero gioiello dal punto di vista della tecnologia e dell’innovazione, nata dalla ricerca avanguardistica che da sempre ci caratterizza e con lo scopo di esaltare la ricchezza del patrimonio ampelografico delle tenute montalcinesi.

    L’ambiente si configura infatti come una vera e propria cantina nella cantina, il cuore delle eccellenze Banfi. Qui si può osservare nel dettaglio l’intero processo di vinificazione: dalla pigiatura dell’uva fino all’imbottigliamento, in perfetto accordo con lo scopo educativo delle visite in cantina organizzate da Castello Banfi Wine Resort.

    Cosa abbinare a una visita in cantina?

    Le cantine Banfi sono immerse in paesaggi di straordinaria bellezza. Una volta terminato il tour in cantina sarà quindi possibile visitare ad esempio l’incantevole Castello di Poggio alle Mura.

    Per chi desiderasse fermarsi qualche giorno nella campagna toscana sono inoltre disponibili camere e suites presso Castello Banfi Wine Resort, la struttura di lusso firmata Banfi, che offre ai suoi ospiti un’esperienza di relax e comfort a cinque stelle e in perfetta armonia con il paesaggio circostante e le strutture del Borgo. Regalarsi una visita alle cantine, abbinata ad un soggiorno come questo, è un’esperienza unica: la vacanza ideale per i cultori del vino e non solo.

    Leggi
  • 02 Novembre 2022

    Metodo charmat e champenoise | Castello Banfi Wine Resort

    Entrambi sono metodi di produzione di vini frizzanti. Ecco caratteristiche, similarità e differenze del metodo charmat e di quello champenoise.

    Metodo charmat e champenoise: ecco le differenze

    La spumantizzazione, ossia quel processo che porta alla trasformazione del vino in spumante mediante una seconda fermentazione su lieviti, è complessa e articolata. Sulle caratteristiche dello spumante incidono non solo la qualità della cuvée di partenza e l’esatta composizione del liqueur de tirage ma anche il Metodo con cui viene indotta la rifermentazione. In base alla tecnica utilizzata per indurre la seconda fermentazione, si distinguono infatti il Metodo Charmat e il Metodo Champenoise.

    La differenza tra Metodo Charmat e Champenoise riguarda principalmente la seconda fermentazione: essa avviene in botti di acciaio inox nel primo caso e in bottiglia nel secondo caso. Tuttavia, anche i successivi passaggi differiscono in alcuni aspetti, così come il prodotto finale:

    • gli spumanti Metodo Charmat sono profumati, aromatici e dal perlage ricco e penetrante;
    • gli spumanti Metodo Champenoise (o Metodo Classico) sono delicati e freschi, molto equilibrati e con un perlage finissimo.

    Le peculiarità delle due tipologie di spumante sono facilmente individuabili durante una degustazione guidata, come quelle organizzate presso L’Enoteca di Castello Banfi Wine Resort che prevedono l’assaggio di alcuni tra i migliori vini firmati Banfi accompagnati da prodotti tipici del territorio toscano.

    Il Metodo Champenoise

    Il Metodo Champenoise deve il suo nome alla regione francese Champagne da cui provengono i migliori spumanti francesi. Tale processo di spumantizzazione è conosciuto anche con l’espressione di “Metodo Classico”. Gli spumanti Metodo Classico italiani, realizzati con cuvée a base di Chardonnay o Pinot nero sono estremamente freschi ed eleganti.

    Origini del Metodo Champenoise

    Le origini di questo metodo di spumantizzazione sono molto antiche e risalgono alla fine del Seicento. Le fonti attribuiscono l’invenzione dello spumante (inizialmente realizzato solo con il Metodo Classico) all’abate Pierre Pérignon.

    Quest’ultimo avrebbe infatti scoperto la possibilità di una seconda fermentazione del vino in bottiglia mediante l’aggiunta di zuccheri e la successiva formazione delle bollicine.

    Come funziona il Metodo Champenoise

    Come per tutti gli spumanti, è fondamentale la scelta della cuvée di base: si prediligono soprattutto vini fermi da vendemmia precoce con una buona acidità. Successivamente, la cuvée viene imbottigliata insieme al cosiddetto liqueur de tirage, una soluzione a base di zuccheri e lieviti selezionati in grado di attivare la seconda fermentazione. Questa fase può durare diversi anni, durante i quali lo spumante acquisisce la complessità di aromi e profumi che lo caratterizzerà nel suo stadio finale.

    I successivi passaggi per la produzione di spumante Metodo Classico si caratterizzano per la perfetta sinergia tra nuove tecnologie e pratiche manuali di antica tradizione, come il remuage o il degorgement, due tecniche utilizzate rispettivamente per separare le fecce dallo spumante mediante rotazione e per asportare il tappo a corona dove tali fecce si sono depositate.

    Il Metodo Charmat

    La differenza tra Metodo Charmat e Champenoise riguarda, come anticipato, il luogo dove avviene la seconda fermentazione: nel caso del Metodo Charmat si utilizzano botti in acciaio inox a temperatura controllata, chiamate “autoclavi”.

    Origini del Metodo Charmat

    Il Metodo Charmat deve il suo nome a Eugène Charmat, un enologo francese che agli inizi del Novecento brevettò un nuovo metodo e una innovativa tecnologia per la rifermentazione dello spumante.

    Tuttavia, il primo ad aver ideato tale metodo fu l’enologo artigiano Federico Martinotti. La sua nuova tecnica aveva lo scopo di ridurre i costi e i tempi di produzione dello spumante, introducendo una fermentazione in massa della tradizionale cuvée all’interno di botti in acciaio inox sotto pressione (le autoclavi). A Charmat si deve il miglioramento di questa tecnica e l’acquisizione del brevetto, circa una quindicina di anni dopo i primi utilizzi da parte di Martinotti, motivo per cui questo procedimento è noto sia come Metodo Charmat che come Metodo Martinotti.

    Come funziona il Metodo Charmat

    Il punto di partenza per la produzione di spumante Metodo Charmat è una cuvée di vini base con un bagaglio aromatico intenso. Questa tecnica, infatti, è quella che meglio conserva le caratteristiche olfattive del vitigno stesso, racchiudendole all’interno della bottiglia e ampliandole grazie alle bollicine.

    La cuvée viene introdotta nelle botti di acciaio inox sotto pressione per un tempo che va dai 30 agli 80 giorni. Durante questo periodo il vino subirà una fermentazione rapida, grazie anche all’introduzione di zuccheri e lieviti selezionati, fino alla presa di schiuma. La permanenza su lieviti consente lo sviluppo degli aromi e la loro evoluzione in uno spumante fresco, profumato e dal profilo olfattivo complesso.

    Le differenze tra Metodo Charmat e Champenoise non riguardano solo la fermentazione ma anche le fasi successive della spumantizzazione. Infatti, per conservare l’aroma variegato, intenso e il perlage a grana più ampia che contraddistingue gli spumanti Metodo Charmat, le restanti fasi della spumantizzazione (travaso, refrigerazione, filtrazione e imbottigliamento) avvengono in condizioni isobariche (ossia sotto pressione) al fine di non disperdere l’anidride carbonica creatasi e di portare in tavola una bottiglia dal gusto esuberante e complesso.

    Leggi
  • 01 Novembre 2022

    Enoteca: significato e storia | Castello Banfi Wine Resort

    Un'enoteca non è un semplice negozio di vini: scopri su Castello Banfi Wine Resort come si definisce e come riconoscerne una.

    Enoteca: significato, storia e curiosità

    Il mondo del vino è articolato e complesso: le figure professionali che ruotano intorno alla sua produzione e distribuzione sono molteplici così come sono diversi i luoghi legati a questo prodotto. A questo proposito, uno dei più interessanti, oltre a quello della cantina, è sicuramente l’enoteca, ovvero il luogo dove vengono conservate ed esposte le bottiglie di vino e spumanti destinate alla vendita o alla consumazione in loco durante possibili eventi di degustazione.

    In questo approfondimento prenderemo in esame alcune curiosità legate alle enoteche, ad esempio perché si chiama così, cosa si vende in enoteca o come si chiama chi lavora in un’enoteca.

    Etimologia di enoteca

    Per rispondere alla prima domanda, ossia cosa significa enoteca e perché si chiama enoteca, è necessario partire dall’origine della parola. L’etimologia di “enoteca” deriva dall’unione di due parole di origine greca: “eno” - dal greco oinos (“vino”) - e “teca” - dal greco theke (“ripostiglio” o “deposito”). La parola “enoteca” significa quindi “ripostiglio o deposito del vino”.

    Tuttavia, nonostante l’etimologia di “enoteca” faccia riferimento alla sola conservazione, nella lingua italiana indica anche il luogo dove le bottiglie vengono esposte per la vendita e per la degustazione.

    Cosa si vende in enoteca?

    Come anticipato, spesso in enoteca si organizzano degustazioni dei vini venduti accompagnati da prodotti tipici del territorio, contribuendo così al cosiddetto turismo enogastronomico. Presso le enoteche gli intenditori di vino hanno la possibilità di:

    • scoprire curiosità sui metodi di produzione;
    • ricevere informazioni su vitigni e uve selezionate;
    • degustare diverse tipologie di vino, spesso con l’accompagnamento di prodotti tipici;
    • acquistare i prodotti.

    Le enoteche più rinomate sono inoltre spesso gestite da o in collaborazione con cantine e aziende vinicole. È ad esempio il caso dell’Enoteca Banfi a Montalcino dove vengono conservati, esposti e venduti i vini prodotti presso le nostre cantine. Non solo vini e spumanti, ma anche condimenti, olio e prodotti di gastronomia e artigianato locale, tra cui il pecorino locale e il prosciutto crudo toscano, da poter degustare anche presso il wine bar.

    Oltre alle degustazioni, visitare l’Enoteca Banfi è una vera e propria immersione nel mondo del vino e delle tradizioni vinicole del passato. L’ambiente rustico ed elegante, con mobili in legno pregiato e botti originali, ricorda le botteghe toscane di una volta. La stessa enoteca si trova a ridosso delle volte del suggestivo Castello Banfi di Poggio alle Mura, una fortezza medievale splendidamente conservata e incastonata come un gioiello nel piccolo borgo di Poggio alle Mura.

    A quando risalgono le prime enoteche?

    Le enoteche più antiche risalgono al ‘400 e alcune vengono addirittura citate nelle opere di Torquato Tasso e Ludovico Ariosto. Già allora erano luoghi di accoglienza e di ospitalità, dove il piacere del buon vino si mescolava a quello del cibo.

    Come si chiama chi lavora in un’enoteca?

    Tra le diverse figure professionali che operano a livello professionale nel settore del vino non è facile individuare nello specifico chi sia o come si chiami chi lavora in un’enoteca. Questo accade perché l’enoteca è un sistema complesso, che abbraccia l’esperienza di conservazione, vendita e degustazione del vino.

    Nella maggior parte dei casi, è presente presso l’enoteca un sommelier che si occupa di selezionare i vini più adatti alla degustazione per qualità e caratteristiche e fornisce consigli e suggerimenti ai consumatori.

    Leggi
  • 04 Ottobre 2022

    Bicchieri da degustazione vino: le tipologie | Banfi

    Come dovrebbero essere i bicchieri da degustazione? Ecco come trovare il bicchiere giusto per ogni tipo di degustazione vinicola.

    Bicchieri da degustazione vino: tipologie e come sceglierli

    La degustazione del vino è un’esperienza multisensoriale che coinvolge vista, olfatto e gusto e li guida alla scoperta delle numerose sfaccettature dei vini. Si tratta di un’esperienza che, per essere eseguita al meglio, è scandita da alcune regole. Una delle più importanti riguarda i bicchieri da degustazione per il vino.

    Così come i maestri delle cantine si servono di appositi strumenti e macchinari per esaltare le qualità delle uve e trasformarle in vini pregiati, così chi si appresta a degustare tali vini deve farlo con gli strumenti giusti. Ma quali sono i bicchieri per il vino più adatti da utilizzare per una degustazione?

    Bicchieri da degustazione vino: i materiali

    I bicchieri da degustazione vino, chiamati anche “calici da degustazione”, possono essere diversi sia per forma che per capienza ma sono accomunati dal materiale con cui vengono realizzati: un vetro di ottima trasparenza. Questo materiale consente di apprezzare il colore, la limpidezza e la corposità del vino a un esame visivo, il primo passo della degustazione.

    Il vetro è uno dei materiali più antichi lavorati dall’uomo: i reperti esposti al Museo della Bottiglia e del Vetro di Poggio alle Mura mostrano l’evoluzione delle tecniche di produzione di questo materiale e la progressiva specializzazione dell’uomo nella sua lavorazione.

    Nel caso della produzione dei bicchieri da degustazione per il vino, si utilizza molto spesso il cristallo, un particolare tipo di vetro che si caratterizza per la sua trasparenza, ideale per poter eseguire l’esame visivo del vino.

    Le forme possono essere molteplici e variare a seconda della tipologia di vino scelto per la degustazione.

    Bicchieri da degustazione per il vino rosso

    I bicchieri da degustazione per il vino rosso vanno scelti a seconda della corposità, complessità e degli aromi del vino. Le tipologie che meglio valorizzano i vini rossi classici di media struttura sono il bicchiere ballon mentre per i vini rossi invecchiati si prediligono i borgogna o i barbareschi.

    Ballon

    Il ballon è caratterizzato da una forma rotondeggiante e panciuta, adatta a sprigionare l’intensità del bouquet di profumi che contraddistingue i vini rossi giovani e aromatici. Inoltre, l’ampiezza della superficie e la sua conseguente luminosità permettono di apprezzarne la consistenza e la colorazione.

    Borgogna

    Il borgogna, invece, il cui nome fa riferimento all’omonima regione francese patria del Pinot nero, ha una forma più allungata ed è usato come bicchiere da degustazione per vini rossi più strutturati e invecchiati diversi anni.

    La forma allungata e panciuta aumenta la superficie del vino, facendolo respirare e favorendone l’ossigenazione. Bicchieri da degustazione ampi come il borgogna consentono un esame visivo attento e accurato: l’ampiezza della pancia permette una corretta rotazione del vino per apprezzare la formazione degli archetti o lacrime ed esaminare al meglio la limpidezza mentre l’apertura leggermente più stretta esalta maggiormente i profumi complessi, portandoli subito al naso per il primo esame olfattivo.

    Barbaresco

    Tra i bicchieri da degustazione per vino rosso strutturato va menzionato anche il calice dal corpo panciuto con il bordo svasato conosciuto anche come “barbaresco”, dal comune di Barbaresco in Piemonte dove si produce il famoso vino omonimo. Il bordo svasato che ricorda la particolare forma a tulipano permette al bouquet di profumi di espandersi ed evolvere mano a mano che si procede all’esame olfattivo.

    Bicchieri da degustazione per il vino bianco

    I bicchieri da degustazione per il vino bianco più utilizzati sono invece il tulipano e il renano. Vediamo di seguito quali sono le caratteristiche di entrambe le tipologie di bicchiere.

    Tulipano

    Il tulipano o “bicchiere Sauvignon” è il più classico tra i bicchieri da degustazione per vino bianco e uno dei più diffusi in commercio. La sua forma ricorda quella del fiore da cui prende il nome, con una pancia leggermente bombata e allungata e un’apertura svasata che si allarga di poco rispetto al corpo centrale.

    Questa forma agevola la salita degli aromi al naso e per questo è indicato soprattutto nella degustazione di vini fruttati e delicati, leggeri e mediamente strutturati.

    Renano

    Per i vini bianchi più complessi invece si predilige il renano, un calice leggermente chiuso nella parte superiore così da convogliare al naso i profumi intensi dei bianchi strutturati e permettendo di apprezzare già a un primo esame la complessità degli aromi.

    Che cos’è il bicchiere ISO?

    “ISO” è l’acronimo di “International Standards Organization”, ovvero l'Organizzazione internazionale per la normazione che si occupa a livello mondiale della definizione di diverse norme tecniche.

    Nel 1970 gli esperti dell’ISO hanno codificato anche le misure del bicchiere da degustazione per vino da utilizzare durante gli eventi ufficiali. Esso si caratterizza per una forma diversa da quelle indicate finora e si adatta a tutti i tipo di vino.

    Il bicchiere ISO ha una pancia di dimensioni medie con un’apertura leggermente più stretta per favorire la concentrazione dei profumi e il loro rilascio graduale durante l’esame olfattivo. Viene riempito per 50-100 ml, a seconda della tipologia di vino.

    Leggi
  • 03 Ottobre 2022

    Dove dormire in castello medioevale | Castello Banfi Wine Resort

    Hai sempre sognato di dormire in un castello medioevale? Scopri quali sono le dieci migliori location in Italia per vivere una notte da favola.

    Dormire in un castello medievale: le 10 migliori location

    L’Italia, con i suoi paesaggi mozzafiato, i suoi borghi incastonati tra le dolci colline e la sua storia millenaria, offre ai turisti un ampio ventaglio di esperienze culturali, enogastronomiche, artistiche, nonché la possibilità di dormire in un castello medievale.

    Sono numerosi, infatti, i borghi e i piccoli paesi che conservano ancora le vestigia di un antico passato sotto forma di fortilizi, castelli e torri che dominano il paesaggio circostante e che sono state ristrutturate e trasformate in tempi recenti in alberghi o resort di lusso. Da Nord a Sud, ecco alcune delle migliori location per dormire in un castello in Italia.

    Dormire in un castello medievale in Nord Italia

    Uno dei castelli più belli del Nord Italia è il Castello Bevilacqua a Montagnana, un piccolo borgo veneto posto al crocevia delle più importanti città della regione. Oltre a provare l’emozione di dormire in un castello medievale di epoca trecentesca, un soggiorno in questo borgo vi darà l’occasione di visitare facilmente i luoghi più famosi del Veneto.

    Suggestivo e romantico, nonché ricco di storia e opere d’arte è anche il Castello Visconteo di Cassano d'Adda, un’imponente fortezza che si specchia sul fiume, ristrutturata con un gusto moderno ed elegante e che si sposa perfettamente con le architetture antiche.

    Il Castello di Sinio in Piemonte sorge invece sulla cima della collina che domina il borgo sottostante e rappresenta una location ideale per chi vuole provare l’esperienza di dormire in un castello medievale e vivere in una fiaba, cenando nella raffinata sala d’armi a lume di candela o riposando in un confortevole letto a baldacchino.

    A Capriva del Friuli sorge il Castello di Spessa, un luogo dove natura e storia si fondono in una perfetta armonia. Qui l’eleganza e il lusso regalano agli ospiti romantiche emozioni.

    Il Castello Rubein è immerso nell’incantevole bosco che circonda la città di Merano in Trentino: un’oasi di pace e tranquillità e il punto perfetto da cui partire per visitare ad esempio il Sud Tirolo e le sue bellezze naturalistiche. Rappresenta la location perfetta per soggiornare in un castello del XII secolo.

    Alloggiare in un castello del Sud Italia

    Passando dalle fredde montagne del Trentino alla soleggiata Sicilia, per alloggiare in un castello la scelta migliore è il Castello di Falconara a Butera, una dimora storica risalente al XIV secolo dotata di un esclusivo accesso al mare e di un ampio parco avvolto nei profumi e nei colori del Mediterraneo.

    Romantico e fiabesco in ogni momento dell’anno, ma soprattutto nel periodo natalizio, è poi il Castello di Limatola in Campania. Si tratta di una fortezza abbarbicata sulla collina che domina il borgo, con incantevoli spazi esterni tra scale di pietra, alberi secolari e accoglienti e romantici spazi interni arredati in stile rinascimentale.

    Dove soggiornare in un castello del Centro Italia

    Alloggiare in un castello medievale e tuffarsi in un’atmosfera d’altri tempi è un’esperienza ricercata soprattutto dalle giovani coppie, che possono trovare nel Castello Orsini di Nerola (Lazio) un luogo incantato ricco di storia e fascino. Il castello, circondato da un fossato e da un possente muraglione di pietra, conserva tutta la nobiltà e la ricercatezza della famiglia da cui prende il nome, anche nell’arredamento e nei servizi di lusso.

    In Abruzzo invece si trova il Castello Chiola, una casa padronale di epoca medievale con suites arredate in stile moderno e raffinato.

    Castello Banfi Wine Resort in Toscana

    La Toscana, costellata da incantevoli borghi arroccati sulle colline, è la regione italiana che più di tutte offre la possibilità di dormire in un castello medievale. Ogni borgo ha infatti la sua rocca, la sua torre di guardia o il suo castello che vengono restaurati e rifunzionalizzati per accogliere tra le mura di pietra i visitatori che cercano una vacanza da favola.

    A Montalcino, tra le colline e i vigneti della Val d’Orcia sorge Castello Banfi Wine Resort, una fortezza storica costruita tra il X e il XIII secolo che domina l’intero paesaggio e offre a chi ha la fortuna di affacciarsi della sue merlature una vista mozzafiato sull’intera tenuta Banfi.

    Castello Banfi Wine Resort è un complesso dedicato al benessere e al relax, nato per valorizzare un territorio ricco di storia e tradizioni enogastronomiche e per offrire ai turisti la possibilità di soggiornare in un castello potendo godere di tutti i comfort di una struttura di lusso.

    Le camere e le suites sono ampie e spaziose, con una vista incantevole sui vigneti e sulla campagna toscana circostante, e sfoggiano arredi firmati dal rinomato architetto d’interni Federico Forquet che ha saputo ridare vita agli antichi ambienti del castello e alle abitazioni del borgo con un design innovativo e originale. Una perfetta armonia tra lusso e tradizione, tra accessori esclusivi realizzati a mano e il tipico stile toscano.

    Soggiornare in un castello come Castello Banfi Wine Resort vi permetterà di respirare un’atmosfera incantata d’altri tempi, passeggiando all’ombra del romantico Pergolato, dove il profumo dei roseti rende più dolce l’aria della sera, o rilassandovi nella Sala Lettura, dove raffinatezza e comfort vi regaleranno piacevoli momenti di relax.

    Leggi
  • 03 Ottobre 2022

    Quando travasare il vino? | Castello Banfi Wine Resort

    Le operazioni di travaso del vino servono a non alterarne gusto e peculiarità: ecco come e quando farle correttamente.

    Quando si travasa il vino?

    Soggiornare presso il Castello Banfi Wine Resort, nel romantico borgo di Poggio alle Mura tra le colline toscane, è l’occasione ideale per approfondire le proprie conoscenze sui vini locali e sulla produzione del vino, scoprendo ad esempio quali sono i vitigni più diffusi nella zona di Montalcino, cosa significa “remuage” o quando si travasa il vino.

    Per gli ospiti di Castello Banfi Wine Resort, e non solo, si organizzano infatti interessanti visite guidate alla nostra cantina, un ambiente suggestivo dove gli antichi magazzini del castello sono stati trasformati per accogliere i processi della vinificazione e dove prendono vita i prodotti vinicoli pregiati di Banfi. Qui, i metodi tradizionali si affiancano alle tecniche più moderne e sofisticate, grazie alle avveniristiche sperimentazioni di cui Banfi si fa promotore da sempre e all’esperienza del suo team enologico.

    Alcuni processi, infatti, come quello di travasare il vino, necessitano di una profonda conoscenza delle uve locali e delle loro caratteristiche, al fine di preservarne i profumi e gli aromi fino all’imbottigliamento e alla degustazione del prodotto finale. Proprio l’operazione di travaso del vino è quella che consente di mantenerne intatto il gusto e il profumo. Ma quando si travasa il vino e perché?

    Perché si travasa il vino

    Prima di illustrare quando si travasa il vino e in che fase del processo produttivo si colloca questa delicata operazione, è fondamentale sapere perché si travasa il vino. Il suo scopo è, come anticipato, quello di mantenere intatte le caratteristiche chimiche, biologiche e organolettiche del vino al fine di garantirne la qualità ed eliminare i residui della fermentazione.

    La fermentazione alcolica del mosto, infatti, produce necessariamente sostanze di scarto come lieviti esausti, bucce, vinaccioli e altri sedimenti che si depositano sul fondo della botte e che, se non vengono separati al momento opportuno, rischiano di intaccare la qualità del vino. L’operazione di travasare il vino si effettua proprio dopo la fermentazione, con una particolare attenzione alle tempistiche da seguire, che variano da vino a vino.

    Quando travasare il vino: una questione di equilibrio e tempistiche

    Intervenire troppo presto con il travaso del vino non darebbe al mosto il tempo necessario per entrare in contatto con i lieviti e sviluppare quindi la fermentazione alcolica.

    Intervenire troppo tardi, lasciando quindi il vino a contatto con i lieviti esausti per molto tempo, produrrebbe invece odori e sapori sgradevoli all’interno della botte che altererebbero irrimediabilmente le caratteristiche vino. Questi odori sono conosciuti anche con l’espressione “odori di feccia”. È compito proprio del team enologico capire quando travasare il vino.

    Nel processo di travaso del vino, un’attenzione particolare va posta al fenomeno di ossigenazione, ossia all’esposizione all’aria del prodotto:

    • da un lato, è necessario ossigenare il vino per eliminare eventuali “odori di feccia”;
    • dall’altro non deve ossigenarsi troppo per non perdere le sue caratteristiche olfattive peculiari.

    Ogni vino ha i suoi tempi e gli esperti hanno imparato a conoscerli: un vino delicato e con pochi tannini, ad esempio, deve essere tutelato dal contatto con l’ossigeno mentre un rosso più corposo può beneficiare di una breve esposizione all’aria.

    Travaso all’aria e travaso al chiuso

    Al fine di preservare le peculiarità di ogni vino, è possibile adoperare due metodi diversi per travasare il vino:

    • il travaso all’aria;
    • il travaso al chiuso.

    Il travaso all’aria consiste nel travasare il vino dal recipiente in cui è fermentato in uno più piccolo e aperto, per favorire l’ossigenazione e l’eliminazione degli odori sgradevoli che possono crearsi durante la fermentazione stessa.

    Il travaso chiuso, invece, viene generalmente adoperato per i vini più delicati e riduce al minimo il contatto con l’aria sfruttando l’azione di una pompa (chiamata “pompa enologica”) che trasferisce il vino da un contenitore all’altro.

    Primo, secondo e terzo travaso: quando si fanno?

    Rispondere alla domanda “quando si travasa il vino?” non è semplice poiché i vini subiscono almeno tre operazioni di travaso, se non di più nel caso dei rossi invecchiati diversi anni:

    • il primo travaso avviene subito dopo la fermentazione, con tempistiche diverse in base alla tipologia del vino;
    • il secondo travaso si effettua invece a inizio inverno, quando le basse temperature rendono più facile il distacco dei sedimenti e della feccia che precipita sul fondo della botte;
    • il terzo travaso, infine, si fa generalmente a primavera, tra marzo e aprile.

    Dopo il terzo travaso, i vini bianchi sono pronti per essere imbottigliati mentre per i vini rossi comincia il processo di invecchiamento in cantina. Dunque, quando si travasa il vino rosso da far invecchiare? I rossi che riposano in cantina per diversi anni in genere vanno travasati due volte all’anno (in primavera e in inverno) e, se necessario, viene aggiunta una piccola quantità di anidride solforosa, una sostanza indispensabile per evitare la proliferazione di batteri all’interno delle botti, al fine di reintegrare quella persa e volatilizzata durante il travaso.

    Leggi
  • 01 Ottobre 2022

    Filtrare il vino: come e quando | Castello Banfi Wine Resort

    Filtrare il vino serve a eliminare residui e parti solide: ecco come e quando farlo correttamente.

    La guida completa alla corretta filtrazione del vino

    Nel valutare la qualità di un vino, la limpidezza gioca un ruolo fondamentale: l’assenza di torbidità permette di riconoscere infatti un vino pregiato anche senza stappare la bottiglia. Essa rappresenta il frutto di un’attenta opera di filtrazione del vino e di chiarificazione, portata avanti dai maestri vinaioli attraverso un processo meticoloso e graduale che prevede diverse fasi.

    Capire come filtrare il vino, quali sono le tecniche più utilizzate nelle cantine più rinomate o assistere di persona ai processi di produzione del vino grazie a una visita guidata presso una cantina storica come quella di Banfi, siamo certi rappresentino una fonte di arricchimento della conoscenze sul mondo del vino per i nostri visitatori.

    Come filtrare il vino e perché

    Filtrare il vino, rosso o bianco, ha lo scopo di accrescere la limpidezza del prodotto, eliminando gli elementi in sospensione che possono intorbidirne l’aspetto o, in alcuni casi, comprometterne la qualità e il bouquet di profumi.

    Nella pratica, la filtrazione del vino consiste nel separare il liquido dai residui solidi (fecce, lieviti o altre particelle granulose) che possono rimanere sul fondo dopo la pigiatura o la fermentazione. Tale procedimento viene effettuato con l’uso di appositi strumenti filtranti, realizzati in diverso materiale e spesso arricchiti con sostanze che ne aumentano la capacità filtrante.

    Le tecniche di filtrazione del vino

    Le diverse tecniche di filtrazione, a seconda della grana delle particelle da eliminare, si dividono in:

    • tecniche di filtrazioni sgrossanti: servono a eliminare le particelle più voluminose presenti in sospensione nel vino;
    • tecniche di filtrazioni brillantanti: intervengono sulle particelle più piccole, quelle visibili soprattutto nei vini bianchi o nelle produzioni pregiate in cui anche il più piccolo segno di torbidità può compromettere la qualità del prodotto;
    • tecniche di filtrazioni sterilizzanti: eliminano del tutto i microorganismi presenti nel vino, compresi i lieviti potenzialmente dannosi, arrestando quindi il processo di fermentazione al suo punto ideale.

    I metodi utilizzati quando si filtra il vino

    A proposito di come si filtra il vino, è interessante sapere che nelle grandi aziende vinicole si possono distinguere due principali metodologie di intervento:

    • la prima è chiamata setacciamento o filtrazione di superficie: consiste nel filtrare il vino attraverso una serie di superfici porose che trattengono le impurità in superficie, poiché di dimensioni più grandi rispetto ai fori di filtraggio;
    • la seconda prende il nome di assorbimento o filtrazione di profondità: prevede l’utilizzo di fibre assorbenti che trattengono sedimenti e particelle al loro interno, lasciando quindi filtrare solo il vino ormai illimpidito. 

    Esistono dunque diverse tecniche di filtrazione del vino che si differenziano tra loro anche per la tipologia dei materiali impiegati durante il processo. La scelta dei filtri dipende principalmente dalle caratteristiche del vino e dal grado di limpidità che si vuole raggiungere. Inoltre, le tecniche per la filtrazione del vino possono essere eseguite in successione al fine di ottenere una limpidezza soddisfacente a seconda del vino trattato.

    Filtrazione con deposito

    La filtrazione per deposito è la prima a essere eseguita e ha un effetto sgrossante. Il suo scopo è infatti quello di eliminare le particelle più grossolane attraverso l’utilizzo di una tela. È uno dei metodi più utilizzati per filtrare il vino in casa.

    Filtrazione per alluvionaggio

    La filtrazione per alluvionaggio continuo pulisce il vino dai sedimenti della fermentazione (fecce, bucce e lieviti). Viene utilizzato un pannello forato a pori discretamente ampi; questi vengono riempiti con cellulosa e silicati, materiali che attivano e intensificano il processo di filtrazione.

    Il vantaggio di questo metodo è quello di poter lavorare su grandi quantità e di sfruttare appieno l’efficacia dei coadiuvanti di filtrazione.

    Filtrazione su cartoni

    La filtrazione sui cartoni avviene mediante pannelli di cellulosa biodegradabile e compostabile, arricchiti con fibre di cotone, farina fossile e resine cationiche. I pannelli vengono inseriti tra due piastre a lamiera forata e viene sfruttato il metodo della filtrazione di profondità: i cartoni assorbono e trattengono così le impurità principali.

    Filtrazione su membrana

    La filtrazione su membrana (o “microfiltrazione”) è invece destinata ai vini che devono rispettare un elevato grado di limpidità. Vengono utilizzate membrane molto sottili in grado di trattenere particelle microscopiche, realizzate sia in materiali organici (membrane polimeriche) che inorganici (membrane in materiale ceramico).

    Infine, quando il flusso del liquido è parallelo a quello della membrana e riduce al minimo i depositi sulla membrana si parla di filtrazione tangenziale.

    Leggi
  • 28 Settembre 2022

    Come si fa la vendemmia? | Castello Banfi Wine Resort

    Tutto quello che c'è da sapere su come si fa la vendemmia tradizionale e moderna. Scopri quali sono le fasi della vendemmia a Castello Banfi Wine Resort.

    Vendemmia: tutto quello che c’è da sapere

    Nell’elaborato processo che trasforma i grappoli aulenti in vini pregiati, la vendemmia rappresenta il momento più affascinante e suggestivo: per secoli la raccolta delle uve da vino è stata uno degli eventi che hanno scandito il trascorrere dell’anno e delle stagioni e ancora oggi rappresenta un’esperienza unica da vivere in prima persona.

    La parola “vendemmia” si applica in modo specifico alla raccolta delle uve destinate alla produzione di vino e, attraverso la sapiente commistione di tradizioni antiche e tecnologie moderne, è il primo passo che porta alla produzione di vini pregiati come quelli Banfi. Sapere come si fa la vendemmia, come si chiama chi fa la vendemmia e quali sono i segreti per riconoscere i grappoli migliori permette di apprezzare il valore e il prestigio delle etichette d’eccellenza.

    Quando si vendemmia?

    I tempi della vendemmia sono legati alle caratteristiche del vitigno e all’andamento climatico. Il grado di maturazione delle uve, infatti, è fortemente condizionato dalle proprietà del suolo, dall’esposizione al sole e alle condizioni climatiche. I tempi della vendemmia variano quindi di anno in anno: in Italia, e in Toscana particolare, tradizionalmente si vendemmia tra settembre e ottobre, anche se negli ultimi anni sempre più spesso le vendemmie sono precoci, iniziando quindi già alla fine di agosto.

    I momenti migliori per raccogliere l’uva alla giusta maturazione destinata alla produzione di vino sono quelli più freschi della giornata, preferibilmente al mattino presto. ll caldo eccessivo, infatti, può portare alla fermentazione delle uve nelle ceste, rovinando così il frutto.

    Come si fa la vendemmia: raccolta manuale e raccolta meccanica

    La raccolta dei grappoli d’uva può avvenire secondo due diverse modalità:

    • la raccolta manuale
    • la raccolta meccanica

    La prima modalità vede impegnati decine di operatori esperti (viticoltori) che selezionano uno ad uno i grappoli da utilizzare per la produzione del vino; la seconda, invece, prevede l’utilizzo di macchine vendemmiatrici che scuotono con delicatezza le viti facendo cadere gli acini in appositi contenitori.

    Appare evidente che questo secondo metodo di raccolta è sì più rapido ed economico, ma non garantisce una perfetta qualità delle uve. Solo con un’attenta selezione è possibile infatti scegliere le uve migliori, da cui ricavare un vino d’eccellenza.

    Come si fa la vendemmia manuale? Utilizzando apposite forbici, si asportano i grappoli maturi dalla pianta, che poi vengono privati delle foglie e adagiati in specifici contenitori, facendo molta attenzione a non pressare o danneggiare gli acini.

    Quali sono le fasi della vendemmia

    Nelle tenute Banfi, dove sorge il Castello Banfi Wine Resort, le fasi della vendemmia sono scandite con la cura e con l’attenzione ai dettagli che da sempre contraddistinguono la nostra azienda.

    Raccolta

    Tutto ha inizio nei vigneti, tra i filari ordinati e rigogliosi. La prima fase della vendemmia consiste nella raccolta dei grappoli maturi, affidata all’esperienza e alla profonda conoscenza delle uve dei viticoltori di Banfi, che si dedicano con scrupolosa cura alla selezione manuale dei grappoli migliori. Solo i grappoli privi di difetti e al punto giusto del loro percorso di maturazione vengono selezionati per la vinificazione, e quindi raccolti e deposti nei tini.

    Pigiatura

    La seconda fase della vendemmia, la pigiatura, rappresentava in un passato non troppo lontano un momento di aggregazione e una vera e propria festa collettiva. Durante la vendemmia antica, la popolazione, bambini compresi, si radunava nei campi e, a piedi scalzi, si dedicava alla pigiatura delle uve in grandi tinozze di legno.

    Oggigiorno, la fase della pigiatura è affidata a speciali macchine agricole e pigiadiraspatrici che schiacciano gli acini e pressano i chicchi, dopo aver eliminato i raspi.

    Alcune aziende vinicole e Wine Resort come quello di Castello Banfi, profondamente legati al territorio e alle tradizioni, offrono ai visitatori la possibilità di visitare le cantine e godere nel periodo di vendemmia delle attività che si svolgono in vigna.

    Fermentazione, ri-fermentazione e invecchiamento

    Le ultime fasi della vendemmia e della produzione del vino hanno come protagonisti il mosto e l’innovazione tecnologica.

    La fermentazione alcolica, che inizia subito dopo la pigiatura, dura mediamente dai sette ai dieci giorni e avviene in botti a temperatura controllata realizzate con specifici materiali che preservano al massimo l’integrità e la ricchezza delle uve.

    Infine, il vino viene lasciato invecchiare in ambienti a specifiche temperature e tassi di umidità, e solo quando raggiunge il risultato desiderato dal team di Enologi, viene imbottigliato e, dopo un periodo di riposo in bottiglia, immesso sul mercato.

    Leggi
  • 15 Settembre 2022

    Dove dormire in un castello? | Castello Banfi Wine Resort

    Vivi l'esperienza unica del pernottamento in un castello: scopri subito la lista dei luoghi più belli dove dormire in Toscana.

    Esperienze uniche: dormire in un castello in Toscana

    Dormire in un castello medievale è un’esperienza romantica e alternativa, ad esempio per festeggiare un anniversario o un’altra occasione speciale. La Toscana è una delle mete più ambite per questo tipo di soggiorni, grazie alla bellezza del paesaggio e alla presenza di numerosi e incantevoli borghi medievali, piccoli gioielli arroccati sulle colline e circondati da prati verdi coltivati a vigneti.

    Il paesaggio toscano è infatti, sia per la sua conformazione geografica che per la sua storia, ricco di castelli, avamposti e fortezze che negli ultimi anni sono stati ristrutturati e trasformati in resort, ideali per chi vuole soggiornare in un castello e riscoprire i valori e le bellezze di queste terre.

    E proprio dal desiderio di riportare alla luce le meraviglie storiche e naturalistiche di questi piccoli borghi e dalla visione pionieristica e lungimirante che nasce Castello Banfi Il Borgo.

    Nell’incantevole borgo di Poggio alle mura è possibile alloggiare in alcuni spazi di un autentico castello medievale e immergersi in un’atmosfera da favola.

    Pernottamento in castello: cosa aspettarsi

    L’aspetto più affascinante di un pernottamento in castello è quello di trovarsi in una cornice unica, antica e suggestiva, che richiama gli splendori del passato. Le sagome delle torri che svettano contro il cielo azzurro della Toscana, le stradine tortuose che portano all’ingresso del castello, la vista sulle colline e sui vigneti sono lo sfondo ideale per un soggiorno unico nel suo genere.

    Comfort e lusso in una cornice da favola

    Soggiornare in un castello è anche sinonimo di lusso, ricercatezza, cura dei dettagli e assistenza eccellente per gli ospiti: resort come quello di Castello Banfi Wine Resort offrono tutti i comfort di una struttura ricettiva di lusso con il vantaggio di trovarsi in una cornice magica e suggestiva.

    Dall’allestimento delle camere dell’Hotel Il Borgo, rimodernate e arredate con stile, ai pasti serviti all’ombra del castello nel Ristorante La Sala dei Grappoli, dall’accoglienza impeccabile alle degustazioni dei prodotti tipici della zona, tutto è studiato con cura per regalare a chi sceglie di dormire in un castello un’esperienza indimenticabile.

    Esperienze fuori dal castello

    Ma la magia di un week end di un castello in Toscana si estende anche al territorio circostante: oltre al relax in un ambiente elegante, raffinato e in perfetta armonia con la natura circostante, Castello Banfi Wine Resort offre la possibilità di esplorare le colline toscane con escursioni e visite guidate tra gli incantevoli paesaggi che circondano il castello. E ancora, tour enogastronomici presso le aziende locali o wine tour.

    Castello di Poggia alle Mura di Banfi

    Presso il Castello Banfi Wine Resort è possibile vivere tutte queste esperienze, insieme all’ospitalità e all’eccellenza che caratterizza l’azienda vinicola Banfi.

    Gli spazi comuni

    Gli spazi comuni sono stati pensati per offrire agli ospiti sia momenti aggregativi che momenti di intimità all’interno della magica cornice del castello. La Sala Lettura, con il suggestivo affaccio sul secondo cortile del castello, è l’ideale per godersi un buon libro accompagnato da un calice pregiato mentre il Pergolato, con il suo roseto bianco e la vista sulla vallata, offre un incantevole scorcio del paesaggio toscano e un luogo romantico dove passeggiare. Tecnologia, comfort e lusso si rispecchiano nella piscina esterna riscaldata con vista sulle colline toscane.

    I ristoranti

    Due deliziosi e raffinati ristoranti all’interno del resort - ristorante La Taverna e ristorante La Sala del Grappolo - aggiungono al piacere di soggiornare in un castello quello di degustare le prelibatezze del territorio e i prodotti di qualità a chilometro zero sapientemente adoperati da chef d’eccellenza per creare veri e propri capolavori culinari.

    Le camere

    Le camere e le suites, finemente arredate dal rinomato architetto d’interni Federico Forquet e decorate con accessori esclusivi, rendono l’esperienza di dormire in un castello ancora più confortevole e ricercata. Infine, la divisione degli spazi offre la possibilità di godere appieno di momenti di relax e intimità tra le mura del castello mentre gli arredi concorrono a soddisfare il massimo comfort ed eleganza per gli ospiti.

    Leggi
  • 04 Settembre 2022

    Quanti calici si possono fare con una bottiglia di vino? | Castello Banfi Wine Resort

    Che si tratti di una cena romantica o di un brindisi in famiglia, ecco come capire quanti calici ci sono in una bottiglia di vino.

    Quanti calici con una bottiglia di vino?

    Un pranzo in famiglia, una cena di lavoro o un’occasione speciale vanno sempre accompagnati da una buona bottiglia di vino che si sposi con il menu e con i gusti degli ospiti. Inoltre, per la buona riuscita della cena, è importante sapere quanti calici con una bottiglia di vino si possono servire, così da aprire un numero adeguato di bottiglie.

    Il vino, infatti, a differenza di altre bevande come la birra o le bibite gassate, non deve mai riempire del tutto il bicchiere ma seguire regole precise a seconda della tipologia di calice adoperato e del vino scelto, al fine di valorizzare al meglio profumo, consistenza e sapore di quest’ultimo.

    A ogni vino il suo bicchiere

    L’arte di portare in tavola il vino e abbinarlo alle specifiche portate non si limita alla scelta della bottiglia ma riguarda anche la scelta del tipo di calice e la giusta quantità di vino da versare in esso, così da sapere in anticipo quanti calici si possono riempire con una bottiglia di vino.

    La tipologia di bicchiere da vino più utilizzata è il calice a tulipano, che si adatta sia ai vini bianchi che ai rossi classici. Per i vini rossi invecchiati, invece, si predilige il calice con la coppa panciuta, in modo da far respirare ulteriormente il vino affinché sprigioni il suo bouquet di profumi e sapori.

    Per gli spumanti e i vini molto frizzanti, il calice ideale è il flûte, con la coppa alta e slanciata che permette di apprezzare il perlage di questa tipologia di vino. I calici per vini da dessert, infine, sono più piccoli di quelli tradizionali e hanno una forma caratteristica: la coppa panciuta per esaltare gli aromi e l’apertura stretta per farli giungere direttamente al naso.

    Quanti calici con una bottiglia di vino rosso o bianco fermo

    I vini rossi o i bianchi fermi sono i più apprezzati sulle tavole degli italiani, per cui è importante sapere, ad esempio, quanti calici si possono ottenere da una bottiglia da 750 ml.

    La regola vuole che il calice da vino a tulipano non sia mai riempito interamente ma soltanto per un terzo e mai oltre i due terzi del bicchiere. Questo permette al vino di sprigionare il suo ventaglio di profumi e aromi, nonché agli intenditori di testarne la brillantezza del colore e la consistenza.

    Come detto in precedenza, i vini bianchi fermi e i rossi giovani vanno serviti in calici a tulipano di medie dimensioni mentre i rossi strutturati in calici a tulipano leggermente più ampi. In ogni caso, la quantità ideale di vino da versare è di circa 150 ml. Di conseguenza, da un bottiglia standard di 750 ml si ottengono 5/6 bicchieri di vino.

    Quanti calici con una bottiglia di spumante?

    Per i calici da spumante o flûte, la quantità da versare nel bicchiere per un brindisi perfetto ed elegante è sempre 150 ml circa, poiché la regola impone di riempire il 90% del flûte. Quindi, da una bottiglia di spumante, ad esempio, da 750 ml si ottengono circa 5 bicchieri.

    Vini da dessert: quanti bicchieri

    Le bottiglie dei vini passiti o di quelli da dessert sono discretamente più piccole (generalmente da 500 ml) rispetto a quelle dei vini da portata e questo vale anche per i bicchieri: più piccoli e dalla forma particolare. La quantità di vino da versare è di circa 90 ml, quasi la metà del calice. Si potranno quindi ricavare 5/6 bicchieri.

    Il bicchiere da degustazione

    Una nota a parte riguarda il momento della degustazione, ad esempio quando si visitano le cantine. La International Organization for Standardization ha codificato nel 1970 le misure del calice da degustazione utilizzato durante gli eventi ufficiali, chiamato calice ISO.

    Questo calice ha una forma particolare, con una pancia di medie dimensioni e un’apertura più stretta rispetto ad essa, che consente una perfetta concentrazione degli aromi. Per una degustazione, la quantità di vino versato deve essere di circa 50- 100ml. Di conseguenza, da una bottiglia si potranno ricavare dai 7 ai 15 bicchieri circa.

    Leggi
  • 26 Agosto 2022

    I 5 borghi da non perdere in Toscana | Castello Banfi Wine Resort

    Durante il tuo soggiorno presso Castello Banfi non mancare una visita ai borghi più suggestivi della Toscana. Ecco i nostri consigli.

    Borghi Toscana: ecco quelli da non perdere

    Firenze, Pisa, Siena e Lucca sono città ricche d'arte e di storia che richiamano turisti da ogni parte del mondo. Tuttavia, le città d’arte non sono l’unica attrazione della Toscana, anzi: sempre più viaggiatori italiani e stranieri scelgono di fuggire dalle grandi città per rifugiarsi nella tranquillità dei borghi toscani, luoghi da fiaba in cui il tempo sembra essersi fermato.

    Il numero dei piccoli borghi da visitare in Toscana è molto ampio: alcuni famosi, come Montalcino, altri meno noti ma ugualmente suggestivi, come Rocca d’Orcia, sono mete ideali per chi ama passeggiare tra le viuzze strette e le scalinate di pietra, per chi vuole ammirare paesaggi belli da togliere il fiato in ogni periodo dell’anno, e per chi vuole ripercorrere la storia della regione del Chianti e del Brunello.

    I borghi più belli da visitare

    Che siano circondati da colline coltivate a vigneti e uliveti, o che siano arroccati intorno ad una fortezza medievale, ecco alcuni dei borghi più belli da visitare in Toscana nelle vicinanze di Castello Banfi Wine Resort.

    Montalcino

    Montalcino deve la sua fama al celebre Brunello e agli altri vini pregiati che nascono sulle colline che circondano questo borgo, oltre ad essere uno dei borghi della Toscana più belli da visitare. È infatti un luogo ricco di fascino, tra suggestioni paesaggistiche e monumenti storici, ma anche culturalmente vivace, non solo per chi ama il buon vino.

    Il principale punto d’interesse è l’imponente fortezza di Montalcino, una rocca che domina la vallata sottostante e che in estate diventa la location d’eccezione per il Jazz & Wine in Montalcino. Altri luoghi da visitare assolutamente sono il Duomo di Montalcino, che ospita un bellissimo organo a canne, e il Palazzo dei Priori (oggi sede del Comune), con una torre alta e stretta tipica dell’architettura comunale.

    Sant’Angelo in colle

    A pochi chilometri da Montalcino sorge il borgo medievale di Sant’Angelo in Colle, uno tra i borghi toscani da visitare quando si viaggia in questa regione. Il paesino sorge su una collina nel cuore della Val d’Orcia, circondato da vigneti e terreni coltivati.

    Ai turisti che varcano le porte di questo borgo sembrerà di essere tornati indietro nel tempo: saranno accolti da un grande torrione di pietra (è quello che resta dell’antica cinta muraria), potranno passeggiare tra i vicoli medievali e potranno ammirare la piccola Piazza Castello, con le sue chiese e i suoi palazzi storici, cuore pulsante del turismo artistico, culturale e gastronomico di questo borgo toscano.

    Castiglione d’Orcia

    Castiglione d’Orcia offre a chi visita i borghi della Toscana uno dei panorami più mozzafiato d’Italia: nella sua frazione di Rocca d’Orcia sorge la Rocca di Tentennano, una fortezza un tempo inespugnabile lungo la via Francigena e oggi punto panoramico d’eccezione da cui ammirare le colline della Toscana dall’alto.

    Il borgo sembra un vero e proprio paesaggio da cartolina, con le case rurali che si arrampicano sulla collina intorno alla Rocca Aldobrandesca, simbolo della famiglia feudale che regnò su queste terre e ora emblema del borgo stesso.

    Santa Fiora

    Il borgo di Santa Fiora è un piccolo gioiello incastonato tra le colline toscane, circondato da castagni e bagnato dal fiume Flora. Si tratta di una meta ideale per chi vuole fare un tuffo nel passato e godere delle bellezze della natura circostante. 

    Tra i piccoli borghi della Toscana da visitare, quello di Santa Flora è infatti un interessante connubio tra storia e natura selvaggia: passeggiando per le viuzze in salita potete ammirare il terziere di Castello, la parte più antica del centro storico con le sue fortificazioni, oppure potrete dedicarvi al trekking e alle escursioni sul vicinissimo Monte Amiata.

    Castello di Poggio alle Mura, oggi meglio conosciuto come “Castello Banfi”

    Poggio alle mura, in provincia di Siena, è tra i borghi più caratteristici da visitare in Toscana. La sua storia è molto antica, se si tiene conto dei resti della villa romana scoperti proprio sotto il castello. Il suo massimo splendore risale al Medioevo, grazie alla sua posizione strategica tra la Maremma e la val d’Orcia.

    Chi visita questo borgo in Toscana non può non rimanere affascinato dalla bellezza di Castello Banfi, una superba roccaforte medievale perfettamente integrata nel paesaggio, che getta la sua ombra rassicurante su tutto il borgo. Il castello attualmente ospita il Museo della Bottiglia e del Vetro intitolato a J. Mariani, luogo in cui sono custoditi alcuni impareggiabili reperti vitrei di epoca romana e la bellissima “Portatrice” di Picasso.

    Dove soggiornare per visitare i borghi in Toscana?

    All’interno del borgo di Poggio alle mura si trova il Castello Banfi Wine Resort, un hotel di lusso con ogni comfort, un luogo perfetto in cui soggiornare per visitare i borghi toscani nei dintorni e per gustare le prelibatezze gastronomiche della regione.

    Circondato da vigneti e uliveti, nel cuore della tenuta Banfi, l’Hotel Il Borgo offre la possibilità di soggiornare in eleganti camere arredate con gusto in perfetto stile toscano e di rilassarsi all’ombra di Castello Banfi nuotando nella bellissima piscina all’aperto riscaldata o assaporando un calice di vino Banfi sulla terrazza panoramica mentre lo sguardo si perde tra le bellezze di questo borgo toscano.

    Leggi